di Vanessa D’Acquisto
Il mese di luglio per i palermitani è sinonimo di “Festino”, festa dedicata a Rosalia, santa patrona della città. Rosalia, figlia di Sinibaldo de’ Sinibaldi, secondo la leggenda abbandonò gli splendori della corte normanna di Guglielmo I per vivere in povertà e in eremitaggio sul Monte Pellegrino.
Dopo circa 450 dalla sua morte, Rosalia apparve in sogno al saponaio Vincenzo Bonelli dicendogli di far portare le sue ossa in processione per le vie della città: cessava così la peste che flagellava Palermo nel 1624.
E così dall’anno successivo il festino dedicato alla Santuzza, con i suoi tre, quattro o cinque giorni di festeggiamenti entrò a far parte delle tradizioni del capoluogo siciliano. I cinque giorni erano riempiti con: altari montati ai Quattro Canti, fuochi d’artificio a Porta Felice, illuminazioni di piramidi lungo le vie Toledo e Maqueda, la corsa dei cavalli lungo il Cassaro ed infine la processione dell’urna argentea contenente le ossa della Santa. L’aumento del numero dei giorni a cinque in totale era stato deciso nel 1751 per ringraziare la Santa che aveva protetto la città dal terremoto di quell’anno. La decisione del 1793 del viceré Caracciolo di ridurre i giorni della festa a tre per destinare i soldi ad altre spese, provocò la reazione feroce non solo popolare, ma anche dei notabili della città. Il viceré, così, fu costretto a ritornare su i suoi passi e ripristinare l’originale durata dei festeggiamenti. Nel corso dei secoli il festino perse la sua antica fastosità. Le giornate si ridussero a tre, le corse dei cavalli furono tolte per ragioni di sicurezza.
Ma, qualunque fosse il numero della giornate, l’elemento più spettacolare e tanto atteso dai palermitani era ed è il carro trionfale.
Il primo carro fu costruito solo nel 1686. Aveva la forma di una grande barca sormonta da una struttura architettonica in cima alla quale fu posta la statua di Santa Rosalia. Il carro era trainato da muli, sostituiti nel 1822 da buoi. Il primo giorno del festino, verso le 17, l’immensa barca percorreva la Marina ed entrando da Porta Felice saliva sino a Palazzo Reale. La sera successiva ripercorreva in senso inverso il tragitto fermandosi presso la Marina.
Nel 1848, a causa di moti rivoluzionari, il festino fu celebrato in modo austero, limitato alle sole celebrazioni religiose nei giorni 14 e 15 luglio. Fu ripreso per poi essere di nuovo sospeso nel 1858 a causa dei lavori di pavimentazione del Cassaro.
Solo nel 1896, per iniziativa di Giuseppe Pitrè, il carro trionfale riprese la sua sfilata, solo che dovette cambiare percorso a causa delle sue maestose dimensioni. Si dovrà aspettare il terzo centenario, il 1924, per vedere un altro carro, posto in posizione fissa tra piazza Castelnuovo e piazza Politeama.
Poi dopo 34 anni di buio, si riprese anche questa volta con un carro fisso, posto però alla Marina. Ma la mancanza di movimento non era apprezzato dai palermitani. Nel 1974 il comune fece le cose in grande: fu costruito un carro ispirato a quello settecentesco, e percorse per due volte il Cassaro per fermarsi infine al Foro Italico.
Da allora si alternano nuovi carri e riproposizioni di precedenti, si allestiscono veri e propri spettacoli teatrali che nel perenne conflitto tra bene e male esaltano la Santuzza e la sua miracolosa vittoria sulla peste e concludendo il tutto con gli immancabili fuochi d’artificio al Foro Italico.