(di Alessandro Iannelli) Il carnevale termitano, il più antico di Sicilia, resiste alla crisi e, pur concentrando i suoi appuntamenti fra domenica 7 e martedì 9 febbraio, non rinuncia ai momenti più attesi: le due sfilate di carri allegorici (a Termini Bassa domenica e a Termini Alta il giorno del martedì grasso), la degustazione dei “maccarruna cu sucu ‘nta maidda” e gli spettacoli musicali e cabarettistici cui prenderanno parte quest’anno figure di rilievo come il noto presentatore Salvo La Rosa ed il comico ragusano Massimo Spata.
Come sempre, poi, non mancheranno i momenti dedicati ai bambini, in particolare la sfilata del carro “Masha e Orso per la pace” e la libera sfilata dei bambini in costume.
La popolarità del carnevale termitano, polo di attrazione per tutta la provincia di Palermo e non solo, si spiega anche con le origini antiche di cui esso si pregia e che si legano ai moti insurrezionali del 1848: Il 12 gennaio di quell’anno Palermo fu teatro di una rivolta antiborbonica e parte delle truppe napoletane costrette alla fuga trovò riparo nella vicina Termini Imerese: i “napolitì”, come venivano chiamati dai termitani, si concentrarono nella zona di Porta Palermo (dove ancora oggi esiste una via Napolitì) e, secondo la tradizione, diedero vita a festeggiamenti in cui coinvolsero contadini e pescatori locali, dapprima nel loro quartiere, mentre negli anni successivi quel nucleo originario si ampliò fino a coinvolgere tutta la cittadina. La prima prova documentale pervenutaci relativa al carnevale termitano come celebrazione organizzata ed ufficiale risale al 1876 (precedendo dunque di qualche anno Sciacca e Acireale): si tratta di una ricevuta di pagamento emessa da una “società del Carnovale”, raffigurante una maschera simile a quella di pulcinella.
Non è chiaro in quale momento del passato si sia imposta come simbolo e protagonista del carnevale termitano la maschera del Nannu, anziano tarchiato, rubicondo e dall’aspetto curato, bonario nei confronti di donne e bambini, cui distribuisce caramelle e confetti, quanto beffardo verso gli uomini, cui riserva invece, nella più classica atmosfera carnascialesca di scherno, gesti scurrili, finocchi e rape. Al Nannu si accompagna sempre la Nanna, la gentile nonnina dalle sembianze simili a quelle della befana: nei giorni precedenti il carnevale essi vanno a trovare i bambini termitani nelle scuole annunciando l’arrivo della festa.
I costumi dei Nanni nella loro veste attuale sono stati definiti nel 1975, quando Maria Adelfio, moglie dell’allora segretario della Pro Loco Ignazio Casamento, e la di lei sorella, confezionarono per “u Nannu” una giacca damascata con un gilet e un bavaglino merlettato e per “a Nanna” un abito rosa e grigio con foulard ed il cappello ornato con fiori.
Il Nannu è presente in tutti i momenti simbolo del carnevale termitano, in particolare l’attesa lettura, di solito in Piazza Duomo, del “Tistamento ru Nannu”, in italiano il “Testamento”, momento di satira sociale e politica sotto forma di lettura di un fittizio testamento. In passato in alcune edizioni del carnevale sono stati letti due diversi Testamenti, uno a Termini Bassa ed uno a Termini Alta.
Fino a qualche anno fa era lo stesso Nannu, nella veste di portavoce della popolazione, a leggere il Testamento, schernendo e sbeffeggiando i politici e notabili locali, che vivevano il momento con atteggiamento ambivalente in quanto essere citati nel documento, seppur per motivi di scherno, valeva comunque come riconoscimento pubblico della propria rilevanza all’interno della città.
Attualmente il Testamento viene letto da un’altra maschera, lo sbadatissimo e smemorato Notaro Menzapinna, personaggio ideato dallo studioso di tradizioni locali Nando Cimino, che a tutt’oggi ne veste i panni e redige il Testamento.
Con la crescente popolarità del carnevale termitano il Testamento si è gradualmente modificato, attenuando i toni di satira locale e dando più spazio invece alla satira su personaggi della politica nazionale, perdendo in buona parte quell’aspetto (culturalmente e antropologicamente prezioso) di satira tutta cittadina, che del resto aveva perso significato di fronte ad un vasto pubblico affluente da fuori città che non avrebbe potuto cogliere i riferimenti ai fatti locali.
Subito dopo la lettura del Testamento avviene la tradizionale “bruciatura del Nannu”, che, analogamente ai roghi dei protagonisti di molti altri carnevali, rappresenta la fine dell’allegria in vista della Quaresima e un momento di purificazione ideale. Rispetto alla tradizione, da alcune edizioni si è aggiunto in coda al carnevale e a conclusione dello stesso il bellissimo spettacolo pirotecnico al Belvedere.